Mi presento, mi chiamo Emanuele Lenza e ho 19 anni.

Ho un carattere particolare, cerco di restare distaccato dalle persone che non conosco ma con i miei parenti e i miei amici, sono molto estroverso.

Non la reputo una cosa bella, ma nemmeno negativa, prima di potermi aprire con una persona devo conoscerla e capire il suo pensiero.

La maggior parte delle volte, questo mio atteggiamento, viene visto come timidezza, ma al contrario mi reputo molto sicuro di me, semplicemente preferisco avere vicino poche persone, ma buone.

Da piccolo, mi hanno sempre detto che non stavo fermo un secondo, un bambino, poi un ragazzino vivace che ha bisogno di essere messo  in riga al fine di prevenire cattive abitudini comportamentali.

Questa frase l’ho sentita dall’asilo fino alle scuole medie, e se mi guardo oggi, sono fiero di me e di come sono maturato, ciò mi dà  grande autostima.

È vero, non sono mai stato un amante delle regole e questo si nota anche nella mia vita quotidiana, quando me ne pongono una davanti, prima di rispettarla, devo analizzarla, capire effettivamente se è giusta o no, questo perché faccio fatica a fidarmi delle persone e di ciò che dicono. 

Il periodo che stiamo vivendo e che abbiamo vissuto, secondo me, ci ha aiutato molto a comprendere l’importanza di  rispettare una regola che ci viene data, a volte per renderci conto di alcune cose ci dobbiamo sbattere la faccia contro e con me il covid lo ha fatto.. 

Se penso alle volte in cui i miei genitori mi hanno imposto di rimanere in casa e a quelle in cui li ho effettivamente ascoltati, direi che sono stato poco rispettoso delle regole , ma questa situazione, invece, mi  costringe a guardare alla norma con occhi diversi.

Il calcio è la  parte della mia vita che mi manca maggiormente, questa assenza è  straziante, l’ho sempre praticato fin da quando avevo 4 anni e questo stop, che oramai va avanti da un anno, mi lascia pieno di ansia e insicurezze, infatti la mia spavalderia  si basava  anche sul  fatto che sono sempre stato bravo a giocare e le persone mi apprezzavano, compagni, allenatori e persino mio papà. 

Ero arrivato a un punto dove ciò che era un gioco e una passione stava diventando anche un piccolo lavoretto, e tutto questo mi è stato portato via, si è dissolto come nebbia al sole.

Per un giovane, questo nuovo stile di vita non è per niente d’ispirazione, negli anni migliori per  fare esperienze siamo costretti a stare in casa, mi sento che mi stanno derubando del mio presente oltre che del futuro.

Non ho una visione chiara del mio futuro, sicuramente continuerò gli studi, sto valutando quale potrebbe essere l’opzione migliore per me stesso, d’altronde ogni giorno la vita ci pone di fronte a delle scelte e sta a noi capire quella corretta.