«Edoardo, un ragazzo timido e generoso». Questa è la definizione più adatta alla mia personalità. Ho avuto un’infanzia fantastica, non mi sono mai fatto mancare nulla e questo anche grazie ai miei genitori: pomeriggi interi al parco, videogiochi, calcio e tanto tempo passato a disegnare. Quella del disegno è una grandissima passione che ho coltivato sin dalla tenera età, infatti, ho ancora interi album pieni di disegni. Ho sempre avuto tanta creatività, in tutte le cose che facevo. Le giornate migliori però le ho passate al parchetto sotto casa mia, sempre con gli stessi amici, facendo ogni giorno qualcosa di diverso. Tutto ciò mi ha fatto capire l’importanza di condividere la mia felicità con gli altri e di creare rapporti duraturi.

Ho scoperto di essere me stesso fin dal primo giorno in cui sono nato. Sono sempre stato Edoardo Lenza, anche se alcuni episodi della vita mi hanno migliorato, mentre altri peggiorato. Altri ancora, invece, mi hanno fatto semplicemente vedere il mondo in modo diverso.

I giorni passavano e io crescevo, ma un momento ha determinato il passaggio da bambino incosciente e spensierato a ragazzino che iniziava a capire l’importanza della vita. Questo evento è stata la morte di mia nonna. La persi a nove anni. Piansi e la sognai per giorni, perché con lei avevo passato tanto tempo e si era dedicata completamente a noi nipoti. Non la dimenticherò mai.

Negli anni successivi, iniziai a frequentare le medie, il Collegio degli Angeli a Treviglio. Da lì in poi, rimasi sempre in questa città per proseguire i miei studi. Le medie non furono proprio un periodo eccezionale della mia adolescenza, ma non per questo dico che non mi siano servite, anzi, in quella scuola mi hanno insegnato la disciplina e l’educazione scolastica. Nel periodo delle medie, iniziai a frequentare la mia prima compagnia (di cui ne faccio ancora parte). Iniziarono così le prime uscite serali e iniziai a sentirmi veramente grande. Conobbi anche tante ragazze e feci anche i primi “sgarri”: la prima sigaretta, la prima birra e le solite ragazzate. Mi innamorai follemente di una ragazza, di un anno più grande di me, che rispettava tutti i miei canoni di bellezza. La ritrovai successivamente anche alle superiori, allo Zenale e Butinone” di Treviglio, e questa cosa all’inizio mi piaceva, ma, andando avanti col tempo, iniziai a soffrirci, perché non ricambiava il mio amore. Con il tempo, però, siamo diventati amici e lo siamo tuttora, quindi va bene così.

Nel 2013, come già accennato, mi iscrissi all’istituto tecnico superiore “Zenale e Butinone”. Mai avuto dubbi su questa scuola, sono stato convinto fin da subito della mia scelta e ne sono completamente felice. Anni bellissimi ma tante difficoltà. La prima superiore è stato un anno molto movimentato: fu il primo e unico anno in cui fui rimandato, litigai con la mia compagnia e l’abbandonai. Fu un momento veramente brutto ma che mi aiutò tanto a maturare.

Gli altri anni passarono abbastanza lisci, anche se quando ero in seconda superiore morì mio nonno e il dolore fu immenso. Anche lui non lo dimenticherò mai.

Durante gli anni dello Zenale, ho sperimentato molto e mi sono impratichito, soprattutto nella grafica e nella fotografia. La mia conoscenza grafica la devo all’ITP di grafica (il professore che affianca la professoressa principale), anche perché con la professoressa con cui ho passato i primi quattro anni non sono mai andato d’accordo e sono stato costretto a ricorrere alla mia determinazione per riuscire a documentarmi e a imparare da solo le cose che non capivo a lezione. Devo tanto anche ai miei genitori e a mio fratello, che mi hanno sempre fornito una grande mano nell’ambito scolastico e umano, non abbandonandomi mai.

Mi sono sempre ritenuto abbastanza bravo nella grafica e, quando torno a casa da scuola, sperimento loghi per brand stilistici, per gaming team oppure scatto e modifico foto per me, mio fratello e i miei amici. Da questi ultimi ho sempre avuto giudizi positivi e la mia forza deriva anche da lì. Di solito la domenica prendo la fotocamera e fotografo i visi appagati delle persone a cui voglio bene, non c’è nient’altro che mi faccia stare meglio. Sono anche molto bravo a giocare ai videogiochi e a calcio: sono due cose che mi fanno divertire molto.

Un episodio negativo che mi ha, invece, fatto pensare molto è stato lo stage in quarta, perché non sono mai stato trattato così male: il capo mi bestemmiava dietro e non aveva per niente pazienza con me. All’inizio ci stavo male, ma poi ho capito che non serviva a nulla, allora mi sono rimboccato le maniche e ho lavorato fino a quando ho salutato per sempre quella sottospecie di demente (tra l’altro ho fatto cose che non mi competevano). In questo ultimo periodo ho lavorato per creare alcuni volantini commissionati dai professori (non per lavori scolastici) e da altre persone, in più sto lavorando a vari progetti personali e alla creazione di un team da gaming (ho elaborato le grafiche e sono l’admin della pagina instagram). Ho un’idea del mio futuro molto chiara: girare il mondo come fotografo del «National geographic», immerso nella natura insieme agli animali oppure come grafico in uno studio pulito, ampio e luminoso, in cui faccio la cosa che mi piace di più. Per far sì che una di queste due cose si avveri, dovrò farmi tantissima esperienza, lavorare sodo e credere in quello che faccio. Solo così potrò essere veramente felice.

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