io

pier-paolo-pasolini-tre-allegri-ragazzi-morti immagine di Davide Toffolo

Elenco delle cose che ho mangiato.

Gli Aerosmith: mi hanno gettato nell’abisso musicale; all’età di dodici anni avevo solo loro in testa. Mi hanno mostrato come prendere qualcosa di vecchio come il blues e trasformarlo in qualcosa di nuovo: il rock‘n’roll e l’hardrock.
I Metallica: sono stati la colonna sonora dei miei 13/14 anni, mi hanno insegnato che oltre a creare qualcosa di nuovo, bisogna anche dargli una propria impronta, un proprio stile.
I gruppi metal anni ottanta dalle più disparate acconciature e ritmiche: scoperti con un gruppetto ristretto di amici metallari, lasciati in disparte – in una scuola di pecoroni – perché indossavano magliette nere. Dall’esperienza delle scuole medie ho imparato che il diverso è sempre discriminato, perché è il nuovo che si contrappone al vecchio.
I Nirvana: iniziare ad apprezzare i testi delle canzoni, iniziare a capire qualcosa di inglese.
Il Grunge: gli anni novanta, un’irrefrenabile passione per quell’età, a mio parere d’oro. Così decadente ma allo stesso così affascinante. Il mio stile, qualsiasi cosa io faccia, deriva in parte anche dallo stile di quegli anni.
Il Nu metal dei Korn e gli Slipknot: sperimentare è fondamentale. Questi due gruppi hanno senza dubbio condizionato il mio modo di suonare e di pensare l’arte.
I Verdena: in assoluto il mio gruppo preferito, in assoluto il gruppo che ha ispirato il mio modo di suonare ed interpretare la musica, che mi ha fatto scoprire la musica underground italiana, che mi ha fatto sognare e soffrire. Dalla loro storia ho capito che per lavorare bene in gruppo serve soprattutto sintonia e per creare qualcosa di grande serve molta autocritica.
La musica tekno ed elettronica in generale: la prima volta che l’ho ascoltata sono rimasto folgorato. Ho scoperto che la musica non è solo basso, chitarra, voce e batteria. Ho scoperto che bisogna uscire dal convenzionale per riuscire a creare qualcosa di nuovo e fresco.
La Psichedelia anni ‘60 e ‘70: non sapendo più cosa ascoltare, sono tornato indietro. Ho scoperto un nuovo mondo, con bassi molto grassi e pieni, chitarre ritardanti e testi deliranti. Se non si sa più che pesci prendere, tornare indietro è senza dubbio la cosa migliore da fare.
Kubrik e Scorsese: del primo mi hanno colpito lo stile e i dialoghi, vero marchio di fabbrica. Di Martin Scorsese mi piacciono le atmosfere malinconiche e jazzanti, come ad esempio in Taxi driver e Re per una notte. Da loro ho capito che l’immagine da sola non regge, serve qualcosa in più per valorizzarla.
I grandi maestri del disegno: la mia filosofia sta nel copiare e rielaborare a modo mio qualcosa che mi piace, una tecnica o un soggetto in particolare. Non si può copiare senza prima osservare. Dietro la mia “Copiatura” c’è un’attenta ricerca di immagini, da riprodurre secondo il mio gusto personale.

“I Maestri sono fatti per essere mangiati” (Pier Paolo Pasolini).